I L F A T O
Clicca sul libr

E si giunse a Egospotami, sull’Ellesponto: a Lamsaco nella Troade, duecento triremi peloponnesiache, al comando del valoroso generale spartano Lisandro, desideroso di vendicare il disastro delle Arginuse, fronteggiavano le centoottanta ateniesi, ancorate presso la foce del fiume Egospotami, al comando con l’ammiraglio Conone di altri strateghi privi di esperienza tra cui Menandro, Tideo e Cofisodoto.

Atena, temendo per le sorti degli Ateniesi prossimi a subire l’ultima rovina, si recò da Zeus per invocarlo a concederle d’intervenire a favore dei suoi protetti; ma l’Egioco Padre le rammentò che dopo la Guerra di Troia aveva proibito a tutti gli Dèi d’interferire più nelle guerre degli uomini e in modo assoluto d’intervenire, e che i trasgressori li avrebbe gettati nel tenebroso Tartaro.

"Incredibile, come gli uomini muovono accuse agli Dèi.

Dicono che i loro mali derivano da noi. Invece proprio

per le loro scelleratezze patiscono dolori, al di là del loro destino".

Atena promise che sarebbe stata l’ultima volta. In effetti, la Dea aveva fatta una scorreria ai tempi della battaglia di Salamina: quando a un tratto un timor panico sembrò prendere i rematori Greci ed erano sul punto d’indietreggiare, come scrive "il padre della Storia", Erodoto,177 "… apparve loro una figura di donna (sulla superficie delle acque) e apparsa distribuì qua e là esortazioni, in modo che tutto il campo navale dei Greci la udisse, dopo aver prima di tutto rivolto loro questo rimprovero: ‘Sciagurati, fino a quando remerete all’indietro?’".178

Poiché Atena insisteva di concederle il permesso per l’ultima volta, Zeus le disse che sarebbe andato lui stesso a controllare le sorti della battaglia.

Per compiacere la diletta figlia, non appena l’Aurora discese sul più alto balzo d’Olimpo, Zeus indossa una corazza d’oro, monta sul cocchio guidato da orocriniti cavalli e, attraversando il luminoso cielo, vola sul Gàrgaro,179 la vetta maggiore dell’Ida, dove era già stato ai tempi della Guerra di Troia, allora per seguire la battaglia tra Achei e Troiani, ora per indagare la sorte tra le contrapposte flotte, Ateniese e Spartana, fiducioso che fosse la prima a prevalere.

Lo scenario era diverso, ma l’ardore tra le due parti di sopraffarsi era simile.

Allora Zeus sollevò in alto la bilancia del destino e della giustizia, manco a dirlo, tutta d’oro, e pose sui due piatti i due destini di morte: l’ateniese e lo spartano. La prese in mezzo, librandola speranzoso. Attese, ma i due piatti, sospesi al giogo, rimasero immobili; anche l’indice non si mosse. Manipolò, ma senza risultato: i piatti rimanevano lì, allineati, immobili, beffardi. Zeus ricordò che durante la Guerra di Troia il piatto col destino degli Achivi piombò subito a terra, mentre quello dei Teucri balzò al cielo. Ora la bilancia sembrava incantata, ma non poteva essere che le due sorti si equivalessero all’infinito. Spazientito, la scrollò d’impeto; e, con tutta la sua possanza, la scagliò verso il Tartaro.

Addio bilancia, addio …

Memore del terrore panico scatenato allora nel campo dei Greci col lancio di un "infuocato fulmine", Zeus pensò di ripetere il gesto lanciando una saetta sulla flotta spartana. La folgore fiammeggiò ma, ahimè! non partì, fece cilecca.

Allora Zeus, il sommo padre degli Dèi e degli uomini, per la prima volta fu preso da sgomento: capì che una forza superiore lo sovrastava: la volontà cosmica superiore alla volontà degli Dèi. Così ebbe fine l’infallibile volontà di Zeus.

Tremenda gli risuonò la predizione di Prometeo: "Zeus non potrà mai sfuggire al Fato, mai".180 Un tragico e inesorabile Fato.

Non più " … Zeus che tuona cupo regge il termine

Di quanto esiste, e lo dispone come vuole".181

Cupo in volto, a testa bassa, ritornò all’ansiosa figlia. Appena lo vide, Atena capì. Si guardarono mesti e silenziosi. Poi, con un filo di voce, lui, Zeus tonante, balbettò: "Il Fato".

I begli occhi glauchi della Dea per un attimo fiammeggiarono orribilmente; buttò a terra l’elmo divino e rimbombò l’Olimpo tutto; poi spezzò l’asta.

Nella mente di Zeus balenò il ricordo della sorprendente e originale nascita di quella bellicosa figlia prediletta. Dopo aver inghiottito la prima moglie Meti già incinta, dietro i consigli di Gaia e di Urano perché da lei sarebbero nati prima un figlio di uguale forza e saggezza del padre; poi un figlio più potente, quindi in grado di spodestarlo; un giorno Zeus accusò un terribile mal di testa; chiamato Efesto, il fabbro divino, lo pregò di provvedere all’occorrenza. Questi, con un’ascia, spaccò la testa di Zeus, ed ecco balzare fuori lei, Atena, armata di tutto punto, con l’elmo, la corazza, lo scudo e la lancia, con un grido così forte da far tremare Cielo e Terra, e, mettersi a ballare una danza guerriera, tra lo sbigottimento di tutti gli altri Dèi.

Anche Era, la Dea protettrice della famiglia, del matrimonio e del parto, non era stata di meno: indispettita per tutte le amanti del suo sposo, per vendetta, generò tutta da sola quel geniale sconcio di Efesto: brutto, zoppo e deforme. Appena lo vide, Era l’afferrò per un piede e lo scaraventò giù dall’Olimpo. Rotolò per molti giorni e molte notti per poi finire nell’oceano, dove lo raccolsero malconcio le dee del mare Teti ed Eurinome e lo allevarono nascosto in una spelonca.182 Riportato sull’Olimpo da Dioniso, ne divenne il fabbro. Era forte e ingegnoso, col fuoco e con i metalli ci sapeva fare. Realizzò la sua attrezzatissima fucina; belle ancelle, tutte d’oro, dotate di voce e intelligenza e d’impulsi meravigliosi, che lo reggevano nei suoi movimenti; lo scettro e l’Egida, il fenomenale scudo di Zeus; l’armatura, le armi e lo scudo di Achille; il carro di Helios; Pandora e il suo vaso; e molte altre cose. E, per vendicarsi dell’ "invereconda madre", un magico trono d’oro che, non appena ella vi si sedette, la imprigionò. Per liberarla, pretese che lo riconoscessero come dio. Sposò, niente di meno, Afrodite, la dea della bellezza, forse per coprirle qualche magagna, non certo per amore da parte di lei, la quale, infatti, lo tradì col più prestante Ares. Ma avvertito da Helios, il dio del sole che tutto vede, anche contro di loro si vendicò: mentre i due erano uniti in amore in uno dei numerosi incontri, Efesto l’intrappolò in una rete magica da lui costruita, tra le irrefrenabili risate di tutti gli Dèi,183 e per lo spunto di aedi e rapsodi e il sollazzo dei loro ascoltatori.

Ritornando ad Atena, la fanciulla dagli occhi di gufo, per intelligenza, coraggio e sapienza simile a Zeus e da lui prediletta, si dimostrò subito abile nei vari aspetti della vita: dalle tecniche manuali, alle arti, alle strategie militari. Risolse agli Ateniesi molti casi intrigati; ma ora era lì, in ambascia per il suo popolo, inerme, davanti al Padre: teste basse, in silenzio. Di scatto, si liberò anche della divina corazza e, nuda come non mai, sparì nel nulla.

 

 

 

 

 

o per iniziare la lettura.
Clicca sul libro e sulle pagine per girare le pagine:
Il tuo riproduttore "Flash" deve essere aggiornato

Per vedere questa pagina puoi clicca qui per caricare l'ultima versione di "Flash" da Adobe. Una volta completata l'installazione puoi ritornare qui e vedere la pagina.

Se vedi questo messaggio pur avendo aggiornato Flash prova a chiudere tutte le finestre di Internet Explorer, riavviarlo e torna a questa pagina.

Puoi anche fare clic qui per vedere il FotoLibro senza scaricare, ma probabilmente non sarà visualizzato correttamente.

Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti