Storia di una vecchia penna

       Era una penna stilografica un po’ all’antica, benché non avesse più il serbatoio dell’inchiostro ma una normale cartuccia. Il suo pennino d’oro era splendente e sul cappuccio aveva una stellina anch’essa lucente.

     Sembrava una penna comune, ma a guardarla bene si capiva che c’era in lei qualcosa di speciale. Una penna con tanta esperienza e ancora con tanta voglia di scrivere; indispettita d’essere trascurata, utilizzata ormai solo per qualche firma: tutta colpa del computer che l’aveva soppiantata.

     Sulla scrivania dello studio del suo amico scrittore, lei faceva ancora bella figura, ma si sentiva come tradita, ed era molto addolorata perché era convinta che gli amici, i veri amici, non si tradiscono mai.

     Quante storie avevano raccontate! Ora non le rimaneva che starsene lì ad oziare. Vedeva, attraverso  la finestra, gli uccelli svolazzare e sospirava: “Potessi almeno volare come quelli, andare lontano e dimenticare!”

     Un bel mattino di primavera, mentre lo studio era immerso nel più profondo silenzio e dalla finestra aperta entrava un’aria frizzantina, la penna formulò ancora, a mezza voce, il suo desiderio: _ Potessi volare!

     Ciò detto, dalla punta del suo pennino uscì un raggio di luce e contemporaneamente si sentì sollevare; e, trascinata dal raggio, infilò la finestra e volò via.

     Com’era bello lì fuori! Vero è che conosceva già gran parte delle cose che vedeva, per averle descritte, ma così dal vivo era tutto più bello. Hai voglia di scrivere che il cielo è azzurro, che c’è la nuvoletta, che così o cosà, ma il cielo è il cielo! E quei colori… quelle voci… quei profumi!

     Fu una piacevole sorpresa per la penna, quando s’accorse che riusciva a comandare il movimento: il raggio di luce ubbidiva al suo pensiero.

     Progettò subito un lungo viaggio: avrebbe fatto il giro del mondo!

     Ad un tratto le apparve una distesa d’acqua in movimento: era il mare. Sentì la sua voce e non seppe resistere al richiamo. Diresse il suo raggio da quella parte e si posò sopra uno scoglio. Era bello vedere l’acqua spumeggiare ai raggi del sole e ascoltarne il fragorìo.

     Si godeva lo spettacolo, quando una mano l’afferrò sgarbatamente. Era un pescatore il quale osservandola borbottò: _ E’ una vecchia penna, forse non scrive più, ma il suo pennino è d’oro… _ Così dicendo, fece l’atto di staccarlo. Figuratevi la penna, vedendosi sul punto d’essere decapitata! Ma fu lesta a lanciare il suo raggio e sgusciargli di mano, lasciandolo di stucco.

     Viaggiò un bel pezzo; quando si accorse che calava la sera, pensò di pernottare appollaiandosi fra le fronde d’un albero del vicino bosco.

     Il cielo lentamente s’oscurò; la Mano grande vi mise le stelle; e, lentamente apparve la luna. E come se ciò non fosse abbastanza meraviglioso, ecco  diffondersi una dolce musica: era l’usignolo! Trilli, gorgheggi, dolci armonie, il piccolo musico deliziò l’intero bosco per tutta la notte.

     La mattina seguente, la penna riprese il suo viaggio. Sorvolò mari e monti; laghi e deserti; pianure sterminate. Visitò città, paesi e villaggi. Vide tante cose belle e tante miserie; ma niente di veramente nuovo.

     “Chissà che lassù… in alto, tra le stelle e magari più in su…”, pensò.

     Diresse il suo raggio verso l’alto, e su su su, sempre più in su. E già immaginava di spaziare nell’infinito, quando s’accorse d’essere ferma, di non riuscire più a salire. Il suo raggio si ritrasse e, per così dire, le morì in bocca. E allora giù giù giù, sempre più in giù. Rabbrividì al pensiero di rovinare a terra, quand’ecco si sentì trasportata dalle ali del vento.

     E naviga naviga, capitò … indovinate dove?... proprio davanti allo studio del suo amico scrittore. Era nevicato di fresco e intorno era tutto bianco.

     Benché estenuata dal lungo viaggio, raccolse tutte le sue forze e si precipitò verso la finestra, ma non s’accorse ch’era chiusa: urtò col pennino contro il vetro e cadde esanime nel giardino. Battendo a terra, spruzzò l’ultima goccia d’inchiostro: un’enorme macchia nera sulla coltre bianca.

     Se doveste passare da quelle parti, attenti a non schiacciarla. Basta raccoglierla, raddrizzare il pennino e sostituire la cartuccia, e lei, come la principessa al bacio del principe azzurro, riprenderà vita.

     E vi racconterà tante, tante storie belle.

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Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti