L' ALTRA FACCIA DI ATENE
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“La nostra Atene non andrà in rovina

                                                        per decreto di Zeus, né per volere

                                                        degli altri dèi beati e sempiterni:

                                                        tale patrona, figlia di possente

                                                        padre, Pallade Atena, dea magnanima,

                                                        tiene sempre le mani su di lei.

                                                        A volerla distruggere, la grande

                                                        città, sono gli stessi suoi abitanti

                                                        con le loro follie, col loro essere

                                                        schiavi della ricchezza, ed è l’ingiusto

                                                        cuore di chi si fa guida del popolo:

                                                        ma a causa della loro tracotanza

                                                        li attendono dolori senza fine,

                                                        giacché non sanno porre una misura

                                                        alla loro ingordigia, né godere

                                                        in pace delle gioie del convito.”78

 

     La crescente potenza della democratica Atene e l’ormai evidente sua aspirazione al dominio di tutta la Grecia disunita e discorde, accrebbero l’avversione dell’aristocratica Sparta, anch’essa con mire di supremazia.

     Alle vecchie cause di rivalità tra Sparta e Atene e motivo di preoccupazione per altre città greche fu il fatto che Atene fece trasportare per iniziativa di Pericle il tesoro di Delo, che doveva servire ad assicurare la sicurezza della Confederazione delle città aderenti contro il pericolo persiano, entro le sue mura e l’abolizione dell’assemblea di Delo. Inoltre, il contributo dovuto dagli alleati fu aumentato e parte del tesoro fu utilizzato per l’abbellimento e la costruzione degli edifici di Atene, compreso il Partenone.

     L’ingerenza politica di Atene nei confronti di città collegate e non causarono rivolte, come quelle represse di Nasso e Taso,79 città che non volevano rinunciare alla propria libertà.

     Si levarono voci di dolore e di lamento contro l’arroganza di Atene (ὕβρις). Le udì Dike, la vendicatrice dell’ingiustizia.

 

                            “E vi è poi la vergine Dike, nata da Zeus,

                              gloriosa e veneranda fra gli dèi che abitano l’Olimpo.

                              E quando qualcuno la offende, insultandola in modo non retto,

                              subito lei stando accanto al padre figlio di Kronos

                               grida i pensieri degli uomini ingiusti, perché il popolo paghi

                               la folle empietà dei sovrani, che con mente funesta

                               distorcono le loro sentenze, parlando in modo non retto”.80

     Infatti la vergine Dike si recò da Zeus. Lo trovò assiso sul suo trono; e, ponendosi accanto, gli riferì dell’arroganza di Atene e ne chiese la punizione. Zeus rimase muto a lungo, quasi dubbioso, ma infine sollecitato ancora dalla Dea chinò i bruni cigli e approvò col cenno del capo.

     Allontanatasi Dike, Zeus cominciò a meditare sulla punizione da infliggere ad Atene. Mandare ancora Apollo con l’arco e la faretra?... Ma no… faceva già ridere ai tempi di Omero,81 figuriamoci… Nove giorni impiegò con le sue “quadrella” a piegare le schiere degli Achei,82 immaginiamoci tutta Atene… magari, dato i precedenti, questa volta le buscherebbe. Ci avrebbe pensato.

     Di lì a poco, apparve e gli si piantò davanti stringendo e scuotendo l’asta, minacciosa, la sua diletta figlia Atena. Zeus trattenne il fiato. “Non toccarmi Atene!” intimò la Dea.

     Zeus restò basito. Non ne aveva parlato con nessuno: misteri di dèi. Sembra che Atena avesse ricevuto una ‘soffiata’. Quando si riebbe, Zeus mormorò: “Atene, Atene…”

     “Non toccarmi Atene”, ripeté la figlia: “la mia pupilla. Credi davvero che i suoi gioielli siano opera solamente dell’uomo? Promettilo, ti prego”.

     Zeus abbozzò un cenno, ma non si capiva se fosse un diniego o una promessa.

 

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Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti