SOCRATE SETTE BELLEZZE
Clicca

     Appena Hermes vide Socrate, pensò – E questo rappresenterebbe un pericolo per noi Dèi? E’ con  questo che si dovrebbe confrontare Zeus? –

     Vestito con un vecchio chitone, scalzo, in un angolo dell’Agorà, presso la Stoà Pecile.28 attorniato come il solito da alcuni amici e discepoli, tra cui Alcibiade29 e Antistene,30 e da alcuni curiosi, Socrate discuteva con uno dei presenti. Hermes si avvicinò e rimase in ascolto.

     Non era bello Socrate, anzi era piuttosto brutto, con la faccia simile a quella di un satiro, gli occhi sporgenti e il naso grosso. E lui lo ammetteva e si accettava con autoironia, sottolineando anche qualche difetto in modo da farlo apparire un pregio. Come quando, sfidato a un concorso di bellezza dall’amico Critobulo,31 lo costrinse ad ammettere che bello è ciò che per natura è adeguato ai propri gusti e alle proprie esigenze.

     “Bene, - domandò Socrate – sai perché abbiamo bisogno degli occhi?”

     “Per vedere”, rispose Critobulo.

     “Se è così, i miei occhi sono più belli dei tuoi”.

     “E perché?”

     “I tuoi guardano diritto innanzi a loro. I miei invece, sporgenti come sono, guardano anche di lato”.

     “E che dire del naso”, soggiunse Critobulo, cercando di coglierlo in fallo, “è più bello il mio o il tuo?”

     “Gli Dèi ce lo hanno dato per odorare – rispose Socrate -. Le tue narici guardano verso terra, le mie verso l’alto e possono così accogliere gli odori da ogni dove”.

     Naturalmente, Socrate perse il concorso, ma si guadagnò  la stima di molti per la sua intelligenza e l’autoironia.

     Interrogato da uno degli astanti, Socrate parlava quel giorno del responso dell’oracolo di Delfi sulla sua sapienza.

     “Un giorno”, raccontava, “il mio amico Cherofonte,32 recatosi a Delfi, ebbe l’ardire di domandare all’oracolo se ci fosse qualcuno più sapiente di me. La Pizia,33 rispose che più sapiente di me non c’era nessuno. Io, non credendo all’oracolo, dopo molte ricerche e interrogazioni agli uomini ritenuti più sapienti, pervenni alla conclusione che l’oracolo mi riteneva più sapiente per la mia convinzione dichiarata di ‘sapere di non sapere’, come se dicesse: ‘O uomini, fra di voi è sapientissimo chi, come Socrate, si è reso conto che, per quanto riguarda la sua sapienza, non vale nulla’ “.

     Intanto Hermes aveva dato un’occhiata alla decorazione pittorica della Stoà, illustrante grandi vittorie militari Ateniesi, tra cui una battaglia di Maratona, opera di Polignoto 34  e Micone.35

     Quel giorno  non si parlò di dèi, ma l’indomani, lo stesso Hermes, fingendo di trovarsi lì per caso, chiese: “Corrono voci, o Socrate, che fai ricerche sulle cose che stanno sotto terra e che non credi all’esistenza degli dèi, è vero?”

     “E’ un’accusa infondata”, rispose Socrate, “quella che mi viene rivolta, di insegnare ai giovani a non credere in quegli dèi in cui crede la Città e a credere invece in nuove divinità. E c’è addirittura chi sostiene che io assolutamente non credo negli dèi. Ma per Zeus, io non crederei che esista alcun dio?”

     Hermes aveva sentito dire che Socrate era solito parlare del suo ‘daimon’; pertanto pensò di chiedere un chiarimento. Se Socrate avesse parlato di divinazione, lui avrebbe potuto benissimo confutarlo: infatti, suo fratello Apollo l'aveva negata persino a lui, nonostante il regalo della cetra:

     “… Non è lecito che l’apprendiate né tu né alcun altro

      degli immortali. Ne è depositaria la mente di Zeus”.36

     Ma Socrate si limitò a dire che si trattava di una voce interna che l’avrebbe costantemente messo in guardia di fronte alle azioni da evitare, senza mai però indicargli il da farsi. E continuò, rivolto a tutti: “io faccio solo filosofia, questo è il posto assegnatomi dal dio, e non smetterò di filosofare, di esortare e di fare ragionare sempre chiunque di voi incontri, dicendo quel tipo di cose che sono solito dire, ossia: “Ottimo uomo, dal momento che sei ateniese, cittadino della Città più grande e più famosa per sapienza e potenza, non ti vergogni di occuparti delle ricchezze per guadagnare il più possibile, della fama e  dell’onore, senza darti pensiero della saggezza, della verità e della tua anima, in modo che diventi il più possibile buona?’ “

     Hermes non s’intendeva di filosofia, tuttavia capì che loro Dèi non avevano niente da temere da un tal uomo, che Socrate era un’anima bella e, come psicopòmpo, 37  volentieri lo avrebbe accompagnato nel regno di Ade.

    

sul libro per iniziare la lettura.
Clicca sul libro e sulle pagine per girare le pagine:
Il tuo riproduttore "Flash" deve essere aggiornato

Per vedere questa pagina puoi clicca qui per caricare l'ultima versione di "Flash" da Adobe. Una volta completata l'installazione puoi ritornare qui e vedere la pagina.

Se vedi questo messaggio pur avendo aggiornato Flash prova a chiudere tutte le finestre di Internet Explorer, riavviarlo e torna a questa pagina.

Puoi anche fare clic qui per vedere il FotoLibro senza scaricare, ma probabilmente non sarà visualizzato correttamente.

Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti