DUE DI TROPPO
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     Essere svegliati nel cuore della notte non è piacevole. Se poi il colpevole è un elettrodomestico o addirittura due; e, il robot che gira per casa incontrollabile, è allucinabile.

     Ti svegli di soprassalto all’indiscreto e persistente “bip-bip-bip”, senti gracchiare, per buona misura esplode un tuono violento, e non ti rendi conto se siano sbarcati gli extraterrestri proprio a casa tua o se sia la fine del mondo.

     Renato si drizzò a sedere sul letto come un automa, disse: “Luce” e, in un amen, si accesero le luci. Guardò sua moglie seraficamente addormentata al suo fianco e non gli pareva vero.

     Saltò giù dal letto e si precipitò nel tinello, davanti al videoterminale incassato nella parete. Sullo schermo, su cui apparivano la planimetria del grande lussuoso appartamento e la disposizione di tutti gli apparecchi e servizi, pulsavano due lucette rosse in corrispondenza del frigorifero e della lavastoviglie, mentre un segnalatore acustico gracchiava: “Due di troppo, due di troppo, due di troppo…”

     Era successo altre volte che qualche elettrodomestico o struttura dell’appartamento andasse in tilt; ma la novità era quella segnalazione acustica, quel “due di troppo”. Renato ricordò la prima volta che il frigo avava segnalato una disfunzione: si era accesa la relativa luce rossa e il segnalatore acustico ripeteva: “Uno di troppo, uno di troppo, uno di troppo…” Renato e la moglie si erano guardati in faccia incuriositi; ci scherzarono su.

     “Cosa vorrà dire ‘uno di troppo’?” si era chiesto Renato. E la moglie, pronta: “Vorrà dire che tu sei di troppo”.

     “Io o tu?” ribatté il marito.

     “Avrebbe detto una, se si riferisse a me”.

     Avevano incominciato a scherzare e finirono col litigare. Poi era bastato togliere un po’ di roba dal frigo perché il segnale si tacitasse.

     Un altro tuono esplose fragorosamente, e Renato non avvertì l’arrivo di Mara, la moglie. Era giovane e, nonostante i capelli corvini arruffati sul collo e il volto insonnolito, appariva bella; solo i grandi occhi tradivano una certa inquietudine.

     “Cos’è successo?” chiese Mara facendo trasalire il marito.

     “Non vedi, non senti?”

     “La lavastoviglie e il frigo fuori servizio; e cosa vorrà dire questo ‘due di troppo’?”

     “Cosa vuoi che voglia dire? Vuol dire che qui dentro ci sono due di troppo, e chi vuoi che siano?”

     Finì lì, questa volta non scherzarono.

     Mara guardò il grande orologio appeso alla parete: erano da poco passate le due. Almeno quello l’aveva messo a tacere, cancellata ogni programmazione, limitato a segnare soltanto le ore; ma a guardarlo suscitava sospetto: ogni numero, racchiuso in un cerchio luminoso, sembrava un occhio, tanti occhi che spiavano.

     Ed eco giungere dallo studio la segnalazione di un messaggio urgente. Mara si precipitò davanti al computer, ma lo schermo era vuoto; la segnalazione proveniva dal fax. L’apparecchio aveva emesso gran parte del rotolo e non s’arrestava, ma vi apparivano solo poche parole e per giunta indecifrabili. Si sarebbe detto un messaggio cifrato.

     “Cosa vorrà dire?” si chiese Mara, tendendo nervosamente la striscia. Ne aveva abbastanza di tutti quegli apparecchi elettronici, di tutti quei sensori e displays disseminati dappertutto. Sembrava che da un po’ di tempo tutte quelle diavolerie congiurassero contro di loro. Strane idee le passavano per la mente. E se il computer avesse la facoltà di pensare, se avesse “imparato” a leggere i loro pensieri, e ora si divertiva a loro spese? E se fosse il marito ad aver programmato qualche garbuglio per controllarla? Se avesse scoperto qualcosa di quella bambina che sempre più spesso si portava a casa o di quell’uomo che, di tanto in tanto, nottetempo, veniva a trovarla, e aveva deciso, complici quei marchingegni, di farla impazzire? Il giorno prima era arrivato d’improvviso, senza avvisarla; di solito rientrava dal lavoro a fine settimana.

     Finalmente l’apparecchio s’arrestò; Mara staccò il fax e si precipitò furiosa dal marito. “Ora mi devi spiegare cosa significa questo” gl’intimò spiegandogli la striscia di carta davanti agli occhi. E il marito, imbestialito per non essere venuto a capo del guasto degli elettrodomestici, data un’occhiata e non decifrando il contenuto: “Dev’essere un messaggio dall’inferno”.

     “Lo sapevo che mi nascondevi qualcosa, che non m’ami più” protestò la moglie.

     “Non ricominciare con la storia del m’ami non m’ami …!” urlò il marito, scaraventando a terra lo strumento che teneva in mano, che si fracassò rumorosamente.

     Si fece un gran silenzio fra i due; più molesto risuonò il “bip-bip-bip …”, la pioggia sembrò crescere d’intensità.

     Dopo qualche minuto , Mara sbottò: “Non ne posso più di tutti questi maledetti strumenti! Decidi: o io o loro”. Disse proprio così: “o io o loro”, ma suonò come: o io o tu.

     “Continui a tormentarmi anche i pochi giorni che sto in casa”, disse Renato “ora te la prendi anche con gli oggetti. Questi maledetti strumenti, come tu dici, rendono questa casa perfettamente funzionale”.

     “Tanto funzionale” ribatté la moglie “da poter fare a meno di noi. Il computer programma, prevede e provvede tutto. Anche senza di noi, anzi proprio senza di noi, questa sarebbe una casa felice”.

     Provvidenzialmente, la linea s’interruppe e le luci si spensero. I due si tacquero. Mara s’accostò ad una finestra, toccò un pulsante e la tapparella si sollevò. Raffiche di vento e pioggia sferzavano i vetri; saette frastagliate solcavano il cielo; e, laggiù nel porto, tra luci palpitanti e imbarcazioni sballottate, il mare mugghiava. Mara si sentì percorrere da un brivido; s’avviluppò nella vestaglia. Chissà la sua bambina … tra le fredde pareti del brefotrofio, in quel momento forse tremava di paura. Perché Renato s’ostinava a non voler adottare un bambino, dal momento che non potevano averne? La sua bambina aveva quasi tre anni, lei non se la sentiva più di vivere senza.

     Le luci si riaccesero e risuonò il “bip-bip-bip”. Renato, ormai stufo, escluse i due elettrodomestici dalla rete, se ne sarebbe riparlato la mattina. Ritornarono a letto.

     Il tecnico giunse poco dopo le nove: tra lavastoviglie e frigo c’era stato un cortocircuito; in poco tempo, il problema fu risolto.

     Anche il mistero del fax, probabilmente, si sarebbe svelato.

     Quanto alla storia del “m’ami non m’ami …” beh, per certe cose il tecnico non è stato ancora inventato.

          

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Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti