L' ADDIO DEGLI DEI
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     In cerca di conforto, Atena si recò da Era. La trovò seduta maestosa sul suo trono.

     “Che nuove mi porti, cara?” Le chiese Era appena la vide.

     “Atene… Atene non è più”.

     “Ho sentito qualcosa…”

     “Zeus è stato sul Gàrgaro ad osservare la contesa”.

     “No, non da lui, sai che non mi fa partecipe dei suoi disegni. Hermes mi raccontò qualcosa”.

          “La flotta, il nostro vanto, è stata sterminata; i nostri strateghi beffati da un solo uomo; le Lunghe Mura, nostra corona, sono state abbattute…”

     “Ho saputo che Atene si è macchiata di ὕβρις, a causa della sua smodata ambizione, e che Dike si accostò a Zeus”.

     “Non c’entra Zeus, non c’entra Dike; è stato un destino fatale”.

     “Zeus è vendicatore della violata giustizia”.

     “Le donne sono in lutto e non si danno pace; piangono il fiore degli Ateniesi che non è più. Perfino le Arrephore 209 hanno smesso di tessere”.

     E ripensava alle Пαναϑήναια,210 la festa religiosa più importante di Atene, che si celebrava ogni anno in suo onore per il suo genetliaco.

     La sacra trireme, addobbata in gran pompa, con un magnifico corteo, partiva dal Ceramico, attraversava l’agorà e la via Panatenaica e arrivava sull’Acropoli, sventolando sull’albero maestro, come vela, il dono di uno splendido peplo tessuto e ricamato  per un intero anno da due fanciulle. Quanta pazienza quelle giovani vergini, il capo chino, gli occhi fissi, a ricamare, punto dopo punto, gli episodi della Gigantomachia …211

     “Penseranno che li abbiamo abbandonati. Niente più feste, niente sacrifici, niente più aromi. E noi?”

     “Noi siamo immortali; e saremo venerati, giorno dopo giorno, per sempre”.

     Zeus, che nascosto in una nuvola aveva sentito tutto, si allontanò con una stretta al cuore.

     Un giorno, Zeus incaricò Hermes di convocare gli Dei in assemblea; ma non fu facile rintracciarli tutti. Apollo si trovava a Delfi, nel suo santuario, a soccorrere la sacerdotessa Pizia, che mai come in quel periodo gli Ateniesi avevano preso d’assalto per avere lumi sul loro futuro; la poveretta ballava sul suo tripode come impazzita. Al suo arrivo si fermò di fronte al tempio a rileggere le due sentenze scolpite: “Conosci te stesso”, e “Nulla di troppo”, e pensò che gli Ateniesi dovevano aver trascurato qualcosa. Sua sorella, Artemide, si trovava in una battuta di caccia in Arcadia; Afrodite era introvabile, si seppe dopo che posava per un celebre scultore. Ma finalmente erano tutti riuniti nell’immensa dorata sala; l’ultimo ad arrivare fu Poseidone, il quale disse che Zeus era in arrivo. Ma siccome il tempo passava e non si vedeva, Era cominciò a  pensare che il suo sposo si fosse attardato in una delle sue solite avventure amorose; ma questa volta si sbagliava anche perché Zeus ormai non riusciva più a trasformarsi e avrebbe potuto procurarsi la compagnia più o meno come ogni mortale, col rischio, come si dice, di andare in bianco.

 

     Si era, invece, recato a Creta sul monte Ida, per rivedere il suo luogo natale, dove Rea lo generò in una grotta; ed ora era diretto ad Olimpia,211 nelle vicinanze della quale si svolgevano i Giochi Olimpici 212 a lui consacrati. E mentre andava, ripensava  al suo stato e alle molte sue avventure amorose.

     ‘ Bella la sua famiglia: Era un po’ troppo Gelosa, ma l’adorava. E i suoi figli, uno migliore dell’altro: Atena, Afrodite, Apollo, Artemide, Hermes, Dioniso, Persefone, Eracle, Minosse, Calliope, Elena, Armonia, Castore e Polluce, Ebe, Ares, Efesto … no, Efesto è figlio di Era; e avrebbe potuto continuare.

     ‘ E nelle cose di Eros? Poteva andarne fiero, molte le sue amanti: Dione, Leto, Semele, Maia, Mnemosine, Alcmena, Europa, Danae, Leda, Temi … Ma quale ricordava con maggior passione, non era facile dirlo; forse Europa, la figlia di Agenore re di Tiro. Se ne innamorò appena la vide raccogliere fiori insieme alle sue compagne vicino alla spiaggia. Ordinò a Hermes di condurre i buoi del padre di Europa da quella parte; e, prese le sembianze di un toro bianco, le si avvicinò e si stese davanti. Europa gli salì sul dorso, e il toro attraverso il mare la portò a Creta, e ne divenne regina. In seguito i Greci diedero il nome “Europa” al continente a nord di Creta ‘.

     Intanto Zeus giunse ad Olimpia, davanti al tempio eretto in suo onore; e, riammirava la sua meravigliosa statua in oro e avorio.

     ‘ Certo che quel Fidia … e forse anche la stessa Atena …’

     Visitò anche l’Heraion, 213 il tempio dedicato ad Era.

     Finalmente, Zeus ritornò sull’eccelso Olimpo, nella sala. Al suo incedere tutti gli andarono incontro; poi si assisero sui loro dorati seggi; mentre le Ore, le fedeli custodi, serrarono le porte.

     Tutti rivolsero lo sguardo verso Zeus, in attesa; e, il Padre degli uomini e degli Dei li guardò tutti,

ad uno ad uno: Era sovrana dell’Olimpo; Atena signora dell’Acropoli; Afrodite la più bella; Artemide cacciatrice; Demetra delle splendide messi; Poseidone Scuotiterra; Hermes veloce  messaggero; Apollo arciere; Dioniso fallico; Ares guerriero; Efesto artefice  geniale.

      Zeus soffermò lo sguardo più a lungo su Atena, che indossava una nuova splendida armatura, e lei rese più fiero e penetrante il suo, come se volesse fargli capire che, se fosse stato possibile, avrebbe combattuto anche contro il Fato.

     Le Muse intonarono l’ultimo canto, un canto divino mai udito, dolce e malinconico, il Canto dell’addio.

 

     Salve figlie di Zeus, il vostro canto risuonerà in eterno.

 

     Ganimede riempì le coppe d’oro di spumeggiante nettare; all’invito di Zeus, gli Dei le sollevarono all’unisono e bevvero radiosi.

     Ad un cenno di Zeus, lo Scuotiterra affondò il suo enorme tridente nel suolo, lo fece vibrare, e tremò l’Olimpo tutto e tutta la Grecia, mentre il mare ribollì. Nello stesso istante, si aprì un’immensa voragine e la grandiosa sala e tutte le regge sprofondarono; mentre, a ciel sereno, si propagò un’assordante rombo di tuono.

 

     Così gli Dei sempre viventi ritornarono a

 

“Gaia dall’ampio petto, sede sicura per sempre di tutti

gli immortali che tengono la vetta nevosa d’Olimpo”.214

 

 

     I Greci intuirono che qualcosa di tremendo e definitivo era successo.

     Gli Dei sono come addormentati, non si sveglieranno più, non si vedranno più in carne ed ossa; ma se davanti a un loro tempio o ad una statua li rievocherete, sentirete aleggiare il loro spirito.

        

 

                                                                    

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Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti