AI CONFINI DELL'UNIVERSO (Partenza da Milano)

       Che qualcosa non andava, l’avvertii subito, non appena mi fu consegnato un mucchio di scatolette con i microfilm. Avevo visionato il giornale dell’anno precedente, ed erano solo due, una per semestre: possibile quell’aumento? Ne ebbi la conferma quando apparvero sullo schermo le prime immagini: non era il giornale richiesto; era uno strano giornale: cercai invano d’individuarne la testata, e non c’era alcuna data.

     Ma qualcosa subito mi colpì, e lasciai scorrere le pagine: era una sequenza d’immagini, strane e meravigliose; un film fantastico.

     Ma cosa ricercavo più nella Biblioteca Braidense? Non lo ricordavo più. Si trattava forse d’una ricerca iniziata molto tempo fa; prima tra le carte, volumi e volumi; poi tra i microfilm. Un lavoro iniziato e mai finito. Ma cosa ricercavo più nella Biblioteca Braidense?

     Le immagini scorrevano sempre più velocemente, ed io invano cercavo di rallentarne la corsa. Ad un certo punto, invece di riavvolgersi con tutto il resto nell’apposita bobina, cominciarono ad involarsi da una finestra, velocemente, sempre più velocemente, come una corrente inarrestabile. Risucchiato da tale flusso, mi trovai anch’io fuori, nell’aria.

     Era un bel vedere: in un mattino radioso, cento e cento immagini nitide, incorporee, come proiettate nell’aria, andavano su, sempre più in su.

     Ce n’erano diritte, capovolte, ribaltate; alcune enormemente ingrandite, altre impiccolite. E si vedevano soggetti d’ogni genere: distese azzurre calme e in tempesta, con imbarcazioni placide e sballottate; pianure immense percorse da un turbinare di cavalli e cavalieri; l’incoronazione d’un re; la decapitazione d’un innocente; e vessilli; e Borboni, barboni, barbosi, barbe finte e barbe vere; faccioni rosei e sorridenti. C’era anche qualche faccia di tolla.

     Immagini di tutto lo scibile erano lì, in bellavista. Ce n’erano due che procedevano affiancate, come a braccetto: erano due contrari, e non si capiva come andassero così d’accordo. Cambiavano di frequente aspetto, e s’alternavano, simboleggiando Bene e Male; Amore ed Odio; Vita e Morte.

     Guardai verso il basso, e non vidi che nebbia; guardai a destra, pardon, a centro-destra, e nebbia; a centro-sinistra, e nebbia; guardai dappertutto, ma non riuscii a vedere il centro, e si capisce: strattonato di qua e di là, era finito a carte quarantotto.

     Ovunque una gran nebbia. Milano sommersa da un mare di nebbia. Solo in fondo in fondo, brillante, emergeva la Madonnina. Era lontanissima, eppure sembrava lì, davanti a me. No, non piangeva, anzi era raggiante e sorridente. E avrei voluto vedere: in una valle di lacrime come questa, una Madonnina piangente, sai che conforto! Era sorridente, e sembrava che dicesse: “Basta, Milanun, con la penitenza, non ti nascondere. Dai, Milanun, che ce la fai”. E sembrava che dicesse Milanun come se dicesse Italia.

 

*         *         *

                                                                                

     Le immagini continuavano a veleggiare. Ad un tratto, si cominciò a sentire qualche voce. La prima che riuscii a decifrare ripeteva: “S’i’ fosse fuoco, arderei ‘l mondo”. Mi venne spontaneo: “S’accomodi, Messer Angiolieri, vuole accendere?”.

     E poi un’altra voce: “Dammi un punto d’appoggio ed io solleverò il mondo”. “Troppo, grande e forzuto Archimede” diss’io: “chiede troppo, anche per una società tecnologica come la nostra. Quanto ad ‘appoggio’, poi, mi pregio informarLa che da noi, oggi, ha tutt’altro significato”.

     Le immagini continuavano a salire, e le voci si susseguivano.

     “Ma cosa ci ha insegnato la Storia?”, ripeteva uno. Non capii di chi fosse quella voce, e mi tenni sul sicuro. All’ennesima richiesta: “Ma cosa ci ha insegnato la Storia?”, risposi: “Poco o niente, eccellenza, poco o niente”. Avrei voluto aggiungere che nei secoli non siamo migliorati di molto; portare qualche esempio, parlare della guerra; dirgli a proposito come siamo diventati sofisticati, che siamo alle ‘guerre digitali’, che continuiamo a massacrarci ch’è una bellezza, che avrebbe dovuto vedere. Ma chissà come l’avrebbe presa, magari se la sarebbe presa con me.

     Ce n’era uno che criticava tutto. Mi tenni alla larga, anche perché non riuscivo a capire bene il suo ragionamento. Ed un altro, incazzatissimo, che se la prendeva con tutti, convinto che in vita gli avessero fregato le migliori idee. Pronunciava frasi non riferibili.

     Mi giunse un’altra voce: “Cogito, ergo sum / cogito, ergo sum…” Certo, monsieur Descartes: “Penso, dunque sono”; ma non era questo ciò che cercavo.

     Ad un tratto, queste ed altre voci cominciarono ad incalzarsi, sempre più forti e confuse. Ognuno ripeteva la propria tiritela. Una voce di tuono le sovrastò tutte: “Un po’ di contegno, signori, cos’è diventato, il mercato delle vacche? M’è giunto fin quassù un certo olezzo…” Anche qui? Ed io che m’ero illuso che almeno una volta, finalmente, non ci fosse da turarsi il naso.

     Si fece un gran silenzio; solo dell’incazzatissimo mi sembrava di sentire ancora qualche accento.

     Intanto mi sentivo trasportato sempre più in alto; per prudenza, cercai d’ancorarmi ad una di quelle immagini, ma come m’avvicinavo si dissolvevano come bolle di sapone. Ed una dopo l’altra, svanirono tutte.

     Senza un appiglio reale o virtuale, trasportato sempre più in alto a velocità astronomica: che scherzo è questo?

    

*        *        *

    

     Mi trovavo molto in alto, ora; tanto che cominciavo a vedere le stelle. Dapprima rare, poi sempre più numerose e lucenti. Cercai qualcosa di familiare: il Sole, la Luna, qualche costellazione… Macché, niente di niente. Tutto rivoluzionato. E le stelle, credete che fossero disposte come le vediamo dalla Terra? Macché… Erano disposte a catena, a castello, a girotondo, a scala quaranta; ce n’erano anche ammucchiate, come in deposito. Roba da non credere.

     Mi aggiravo un po’ spaesato, e per non farlo capire, cercavo di cogliere una stellina, solo una stellina, visto che ce n’erano tante. Ma come allungavo la mano, quelle, occhieggiando, con un dolce tremolìo, s’allontanavano con bel garbo.

     Ed ecco un omino, seduto su d’un trespolo, abbarbicato ad un telescopio gigante. Cosa non avrei dato per scoprire cosa stesse spiando. Era l’unico in tutta la volta celeste: chissà che referenze! La tentazione d’improvvisarmi anch’io ‘detective’ e cercare di scoprire i segreti dell’universo, fu enorme. Provai ad avvicinarmi per chiedergli se avesse bisogno d’un apprendista; ma proprio in quel momento rischiai d’essere attratto e travolto dal flusso-universo. Feci appena in tempo a girarmi e dargli un’ultima occhiata. Ora l’omino, con una rotella metrica in mano, prendeva non so che misure.

     Mi trovavo ai confini dell’universo, ora; vedevo molte seminagioni di stelle. Dovevano essere galassie, o ammassi di galassie, o superammassi, che si rincorrevano nell’infinito. Tutto era pervaso da una dolce armonia. Doveva essere l’armonia di cui parlavano gli antichi, l’armonia della natura; una musica ancora da scrivere.

     Doveva essere partita da queste parti quella voce di tuono che aveva messi tutti a tacere. Mi sovvennero alcune domandine facili facili, di quelle con cui ci gingilliamo da sempre. Perché non approfittarne: chissà che qualcuno non risponda.

     Mi apparve, in quel momento, un cartello luminoso, con su scritte alcune frasi a caratteri cubitali:

     Che cosa ha originato l’universo e perché?

     Qual è lo scopo della vita?

     L’anima cos’è e dove si trova?

Senza preamboli, partii all’attacco; ma con parole mie, per non fare la figura del pappagallo.

     “Come andò con quella bombettina che provocò quel po’ po’ di caos, intendo dire il big bang? Noi di bombette ce ne intendiamo…”

     Per tutta risposta, mi rintronò come uno scoppio e mi svegliai. Così ritornai dal ‘viaggio’ a mani vuote. Cosa avresti preferito: la ricetta della felicità o quello ch’io cercavo.

     Ritornai a mani vuote, è vero, ma evitai il rischio d’oltrepassare i confini dell’universo.

 

 

                                                                                                     

    

 

 

 

 

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Commenti più recenti

14.11 | 17:22

buonasera Beniamino, sono Rossana dell UNITRE, vorrei acquistare il suo libro in duplice copia, come mi devo regolare?Lei come sta? Scrive nuovi libri? SALUTI

13.12 | 17:28

bravo Beniamino, ammirevoli la costanza, la bravura, l'impegno nella stesura di queste opere, così complesse, con risultati veramente eccellenti